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Bhrāmarin prānāyāma. Stimolare il nervo vago per abbassare lo stato di stress. 

Scivola, scivola vai via. Non te ne andare. 
Scivola, scivola vai via, via da me. 
Così canta Vinicio Capossela, gettandoci con la sua musica nell’atmosfera di una notte tenebrosa, fatta di fisarmonica, alcool e amore clandestino. 

Sarebbe bello che anche lo stress, così come arriva, scivolasse poi via, via da noi. Se lo stress si presentasse giusto il tempo di fare ciò che dobbiamo, per farci agire al meglio, al momento più opportuno, e poi si dileguasse senza lasciare traccia, sarebbe perfetto.

Peccato che però così non è. Lo stress quando è frequente, diventa un compagno fedele che non va via anche quando non c’è più bisogno di lui. Ci è accanto quando siamo placidi a letto, in attesa di prendere sonno, o ancora peggio ci sveglia nel cuore della notte senza darci più pace.

Perdere il sonno è seriamente dannoso, sia a breve termine ma anche a lungo termine creando terreno fertile per le malattie degenerative del cervello. 
Uno stato permanente di stress crea uno stato infiammatorio costante generando usura degli organi; influisce sulla digestione, sul senso di fame creando disequilibrio tra inappetenza e fame nervosa. Intacca le nostre relazioni, rendendoci suscettibili a reazioni eccessive o ad apatia. Ci strema con una stanchezza profonda difficile da contrastare e alla quale non riusciamo a reagire. 

I tempi in cui viviamo sono affollati, gremiti di azione e caotici.
Non c’è più una vera e propria distinzione tra tempo di lavoro e tempo libero, il diventare smart ci ha ingabbiati, tra iper-connessione, eccesso di informazioni, bulimia di immagini. Anche le relazioni spostandosi sul piano virtuale diventano faticose, oltre che deprimenti perché basate sull’esibizione di falso benessere.

Tutto ciò che è fuori da noi sembra così bello, perfetto, acclamato e a confronto la nostra realtà ci appare come sbiadita e poco interessante. Non di successo.
Siamo sempre sotto processo giudicante del grande fratello e del nostro ego. Persino le discipline come lo yoga, la meditazione, il tai ki kung sono passate da pratiche introspettive, intime e di scoperta di sé, a show patinati e narcisistici. 
Impossibile sfuggire allo stress.

Tra le tecniche di rilassamento di cui disponiamo nello yoga, vi voglio parlare di una in particolare, ovvero Bhrāmarin prānāyāma, il prānāyāma dell’ape. 

Questa tecnica di respirazione si pratica nel seguente modo: 
La postura

  • Seduti su un supporto (cuscino, mattoncino, tappetino arrotolato) a gambe leggermente divaricate e flesse;
  • piante dei piedi al suolo, ginocchia orientate al soffitto;
  • la colonna ben allungata ed eretta. Se si fa fatica a tenere la schiena dritta, ci si pò appoggiare ad una parete;
  • Gomiti appoggiati sulle ginocchia, 
  • indici appoggiati sul tappo delle orecchie in modo da premere leggermente e chiudere il condotto uditivo per creare un isolamento sonoro. 

Svolgimento 

Occhi chiusi, si inspira rapidamente, si espira lentamente dal naso, le labbra morbide che si sfiorano, senza stringere i denti, producendo un suono simile al ronzio dell’ape, piuttosto grave e non acuto. Il ronzio prodotto si propaga nel cranio, nel viso, nella gola, per tutta la durata dell’espirazione. 
Si attende qualche istante, quindi si inspira e di nuovo espirando si produce il ronzio dell’ape con le orecchie chiuse. 
Praticare per minimo 10 minuti. 

esempio audio di un espirazione sonora, simulando il ronzio dell’ape

Una volta terminato, sdraiati in śavāsana (supina/o), occhi chiusi, e assapora ciò che emerge da quanto appena fatto. Non distrarti, rimani nell’osservazione delle sensazioni e del respiro. 

Le vibrazioni che si producono nella gola, nelle corde vocali e nel cranio hanno un effetto concreto sull’attivazione del nervo vago. 

Il nervo vago è il  più grande nervo del sistema nervoso autonomo parasimpatico. Il sistema nervoso centrale è formato dal sistema simpatico – agonista – e il sistema parasimpatico – antagonista.  Il primo si attiva in modalità di stress, il secondo si attiva per riportare il corpo ad uno stato di quiete. 
Il nervo vago nasce nel tronco encefalico e si dirama fino all’intestino toccando svariati organi: le orecchie, la laringe, la faringe, il cuore, i polmoni, lo stomaco, i reni, la milza, il fegato e l’intestino tenue, formando così il collegamento diretto cervello-stomaco. Il nervo vago è il nervo del rilassamento: la sua azione riporta il corpo da uno stato di allarme generato da stress, ad una modalità di tranquillità. 

Un nervo vago tonico è quindi fondamentale per poter passare da uno stato di stress ad uno stato di non-stress e viceversa, in maniera agile e armonica.
La pratica di Bhramarin pranayama è accessibile a tutti, anche ai bambini, praticabile al di là delle attività che uno segue e permette di raggiungere un buon risultato sin dalle prime volte. 

Secondo il testo medioevale dell’hatha-yoga pradîpikâ questa tecnica di respirazione riduce la rabbia e il rancore. Viene chiamato anche il respiro dell’ape felice, proprio per la sua capacità di portare calma e serenità, cosa che oggi possiamo dimostrare anche a livello fisiologico, scoprendo come la stimolazione del nervo vago attraverso la voce attivi l’antagonista degli stati infiammatori. 

Sempre affascinante è scoprire come chi ha elaborato le tecniche yogiche, sia arrivato a risultati spiegabili oggi scientificamente, seppure il punto di partenza sia di tipo esoterico, esperienziale e di “sola” osservazione.

Finestra sulla libreria

Qui di seguito un primo elenco di testi per chi avesse voglia di approfondire o semplicemente soddisfare la curiosità che in maniera spontanea emerge praticando Yoga.
Buona lettura.

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Perché respirare dal naso?

Inspiro ed espiro dal naso, se possibile. 
Questo è l’invito che viene fatto ai praticanti di yoga i quali, un po’ disorientati, spesso chiedono conferma: “Anche per l’espirazione?”
La risposta è: sì, anche all’espirazione.  

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