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Come riuscire a fare ciò per cui troviamo mille motivi per non fare: la disciplina dell’esercizio a casa. 

I 5 riti tibetani

Il rito è una possibilità. 

Il rito è un insieme di azioni e gesti significativi e simbolici che vengono ripetuti secondo dinamiche precise e mancano di uno scopo funzionale diretto. Che sia in ambito religioso o pagano, che riguardi la preparazione di un tè o sia di buon auspicio per il superstizioso, di riti ne abbiamo a disposizione per tutti i gusti. Read More

E la luna bussò alle porte del cuore

Di rito parliamo ancora se pensiamo alla luna e all’influenza che esercita sull’essere umano, da sempre. 
Se siamo contadini, giardinieri e coltivatori non possiamo non conoscere e seguire le fasi lunari per determinare come e quando agire.  
Se siamo piuttosto esoterici, aspettiamo la luna piena per regalare un bagno di luce alla nostra collezione di pietre, tesori preziosi e capaci di indirizzare ipotetiche energie a nostro beneficio.
Se siamo in dolce attesa, verso il termine della gravidanza attendiamo la luna nuova per conoscere finalmente il nascituro. 
Se siamo Margherita Hack non facciamo nulla di tutto questo e pensiamo che la luna non c’entri proprio niente con la semina o la raccolta, con il parto e tanto meno con la ricarica energetica della nostra collezione di minerali. Read More

Finestra sulla libreria

Qui di seguito un primo elenco di testi per chi avesse voglia di approfondire o semplicemente soddisfare la curiosità che in maniera spontanea emerge praticando Yoga.
Buona lettura.

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Perché respirare dal naso?

Inspiro ed espiro dal naso, se possibile. 
Questo è l’invito che viene fatto ai praticanti di yoga i quali, un po’ disorientati, spesso chiedono conferma: “Anche per l’espirazione?”
La risposta è: sì, anche all’espirazione.  

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L’idea, comune a tanti, è che durante le attività sportive l’espirazione dalla bocca sia associata ad una maggiore efficacia in termini di ricambio di aria e, in generale, dell’esercizio stesso. 
Ma non è esattamente così che funziona. A meno che non ci sia necessità di espellere una grande quantità di aria in poco tempo, respirare dal naso è decisamente meglio, anche durante le attività intense. 

Eccone alcuni tra i principali motivi del perché respirare dal naso:

  • il respiro passa da una sorta di filtro che ne regola la temperatura e trattiene le macromolecole che verranno espulse con l’espirazione successiva; 
  • aiuta a mantenere il ritmo cardiaco costante e tendente al basso, limitando l’affanno, anche nelle attività a intenso ritmo come la corsa o di intenso sforzo muscolare;
  • respirare con la bocca inevitabilmente comporta iperventilazione;
  • allenare all’inspirazione ed espirazione dal naso durante tutte le attività sportive migliora notevolmente la capacità respiratoria;
  • gli effetti della respirazione dal naso sono direttamente riscontrabili sul piano emotivo e psichico: hanno il potere di calmare la mente e placare lo stress. 

Su quest’ultimo punto è interessante dedicare un approfondimento. 

Nel 2019, al convegno annuale della Associazione nazionale insegnanti yoga (Y.A.N.I.) il cui tema era “Meditazione (sullo) Yoga”, tra i relatori figurava Angelo Gemignani, professore ordinario presso il Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, ricercatore associato presso l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa e ricercatore affiliato all’Istituto di Scienze della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Se da una parte l’antica tecnica millenaria di evoluzione dell’essere umano chiamata yoga ci conduce in maniera intuitiva ed esperienziale a provare una serie di sensazioni tra cui benessere e calma, dall’altra oggi abbiamo strumenti per poter verificare e misurare ciò che avvertiamo a livello sensoriale, in coerenza con un approccio occidentale e razionale – quale è il nostro background.

Nel suo intervento, il professore Gemignani ha illustrato le ricerche svolte dal suo team sulla meditazione e i suoi effetti sul cervello dal punto di vista clinico. Qui sotto potete trovare la pubblicazione sulla rivista scientifica Nature del 2017 della ricerca.

La meditazione è un fenomeno attivo e tra i benefici che apporta, c’è quello della riduzione dello stress. Riduzione misurabile attraverso l’analisi e la raccolta di dati che il professor Gemignani ha ottenuto e confrontato su diversi campioni esaminati, da una parte esperti, come dei monaci buddisti, e dall’altra dei principianti che di pranayama, tecniche respiratorie di controllo del respiro, non ne sapevano nulla.

I risultati parlano chiaro: la meditazione impatta direttamente sul cervello, riduce la produzione di cortisolo, di adrenalina, dei radicali ossidativi e l’attività infiammatoria, tutti agenti generati dallo stress. 

Il ruolo del respiro in tutto ciò è determinante perché con i suoi esperimenti il professor Gemignani dimostra che la gestione dello stress e dei suoi effetti non parte dal cervello ma bensì dal corpo. 

Tecnicamente succede che la frequenza dell’aria che entra dal naso è uguale alla frequenza generata nel bulbo olfattivo. Quest’ultimo trasmette impulsi elettro-chimici sulle cortecce del cervello generando una sincronizzazione delle attività celebrale sulla base della frequenza dell’aria che entra nel naso. Si attivano circuiterie legate alla sfera emotiva, andando ad influenzare l’attività dell’amigdala, dell’ippocampo, della regione insula che reagisce agli stimoli provenienti dal corpo. Se respiriamo dalla bocca questa sincronizzazione non ha luogo.

Il respiro diventa quindi un potente strumento per coordinare le frequenze elettromagnetiche del cervello: uno strumento che, se correttamente usato, diventa fondamentale nel processo di acquisizione della consapevolezza e di intervento attivo sul nostro quotidiano. 

E ricordate, inspiro ed espiro dal naso.